Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di là discese, anche di qua nuova schiera s’auna
Buonasera a tutti,
la mia fotografia trae ispirazione da alcuni versi del Canto III dell’Inferno, vv. 118 – 120:
“Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di là discese, anche di qua nuova
schiera s’auna”. Caronte ha raccolto le anime dannate e le conduce sulle onde scure
dell’Acheronte verso la loro destinazione definitiva, mentre una nuova schiera di anime si
raduna sulle sponde del fiume infernale, in attesa di essere trasportate.
Questo movimento, il fluire delle anime, il loro incessante andirivieni mi ha fatto pensare ai
movimenti all’interno della metropolitana, dove si incrociano molteplici correnti di persone
differenti e sconosciute tra loro ogni giorno. Scendere nella metropolitana è un po’
inabissarsi nelle profondità della terra, dove non vi è luce.
La nuova metro M4, così ipermoderna, una modernità funzionale, ma fredda, con le luci al
neon chiuse in rettangoli simmetrici, mi è sembrata il contesto perfetto, una discesa agli
Inferi in cui ambientare la mia foto. Il movimento delle scale diventa la rappresentazione
della giustizia nella Commedia, con l’ascesa per i salvati e la discesa per i sommersi.
Le masse di persone, che attendono composte che la scala concluda il suo movimento,
quasi chiuse in se stesse e nel loro quotidiano, mi hanno rimandato all’immagine dantesca
delle anime che attendono il loro turno per essere trasportate e trasmettono l’idea della
nuova schiera di persone che si forma, non appena un gruppo va via.
E in fondo anche noi veniamo schiacciati dal turbinio del quotidiano e della grande città e
dispersi come foglie in autunno verso le nostre destinazioni.
Ho scelto di rendere la fotografia in bianco e nero per astrarre l’immagine dalla realtà, in
modo da rendere le persone simili tra loro.
Dante è un uomo in cerca di giustizia, per sé e per il suo tempo; l’ordine turbato attraverso il
peccato viene riparato dal meccanismo delle pene e delle punizioni secondo
l’imperscrutabile volontà divina.
Oggi la divisione di Dante fra giusti e dannati, evidente nella separazione dei regni
ultraterreni e nel sistema delle pene, non è applicabile alla nostra realtà, dove la complessità
dell’essere umano, le circostanze e le motivazioni sono spesso prese in considerazione.
Tuttavia, il suo anelito alla giustizia risuona ancora forte attraverso i versi della Divina
Commedia, è forte il suo richiamo a costruire un mondo che non venga divorato dalla
cupidigia e dall’odio. Un mondo in cui i giusti non siano solo “due”, ma numerosi e vengano
ascoltati.
Grazie ancora a tutti per la vostra attenzione.
Mi chiamo Marta Meanti, frequento la 3H del Liceo classico “Carducci” di Milano e
vorrei prima di tutto ringraziare l’Università di Milano e l’Associazione degli Italianisti, per
averci offerto l’opportunità di rileggere e rappresentare la Commedia attraverso altre
forme espressive; vorrei inoltre rivolgere un ringraziamento anche alla nostra insegnante, la
prof.ssa D’Aleo, che ci ha incoraggiato a partecipare e a esplorare la realtà attraverso lo
sguardo di Dante.
La foto è fra le 15 finaliste (universitari e under 20) per la premiazione finale, sezione fotografia, del Festival dantesco di Roma, che si terrà lunedì 7 aprile al teatro Palladio alla Garbatella.
CONCORSO FOTOGRAFIA - Le 15 opere finaliste